Cenere del camino, come smaltirla o riciclarla in modo intelligente

Ultimo aggiornamento: 20.04.24

 

Una serie di piccoli consigli, tradizionali e non, su come ridurre drasticamente l’impatto ambientale delle scorie prodotte dalla combustione dei camini a legna

 

Per tutti coloro che hanno un impianto di riscaldamento basato su un camino, un termocamino o una stufa a combustibile solido, legno o pellet che sia, la cenere rappresenta una delle prime preoccupazioni, sia per le problematiche connesse alla pulizia e manutenzione della camera di combustione e della canna fumaria, sia per quanto riguarda il suo corretto smaltimento. La cenere impalpabile che risulta dalla combustione di legna e pellet, infatti, è estremamente fine e può causare seri problemi se viene dispersa nell’ambiente senza le dovute precauzioni.

Se la canna fumaria richiede una manutenzione periodica da parte di una ditta specializzata in questo tipo di interventi, e quindi le scorie di cenere e fuliggine raccolte durante quelle operazioni sono trattate direttamente dai tecnici incaricati, il discorso cambia radicalmente quando bisogna trovare il modo di smaltire la cenere che si forma direttamente nel camino, e la cui quantità varia a seconda della frequenza d’uso e del quantitativo di combustibile. Questa andrebbe regolarmente rimossa almeno una volta a settimana, per evitare che possa disperdersi nell’ambiente domestico oppure, nel caso delle stufe a pellet, mettere a rischio il corretto funzionamento del braciere elettrico.

 

Come ottenere la lisciva

Il modo più efficiente di trattare con la cenere, è quello di raccoglierla con attenzione e chiuderla in sacchi di plastica, o in secchi dotati di coperchio, in modo da poterla smaltire nelle modalità previste dal vostro comune di residenza. Esistono però altre soluzioni che è possibile adottare, le quali permettono di riciclarla per altri impieghi, il più famoso dei quali è quello di trasformarla in lisciva, un detergente naturale per lavare la biancheria.

La lisciva era anticamente usata come detergente naturale dal momento che, oltre a rimuovere lo sporco, è in grado di restituire i tessuti bianchi al loro originario splendore.

Per trasformare la cenere in lisciva basta versarla in almeno cinque litri d’acqua, portarla a ebollizione e lasciarla bollire per tre ore buone. Alla fine del trattamento l’acqua avrà creato la particolare miscela nota come lisciva, caratterizzata da una densità saponosa dovuta alle particelle ultrafini della cenere. La lisciva andrà quindi filtrata con l’aiuto di canovacci, in modo da eliminare la parte granulosa dal liquido.

 

 

La cenere come polvere abrasiva e lucidante

Ovviamente, per quanto possa essere un consiglio valido, preparare la lisciva in casa potrebbe non essere una soluzione tanto pratica per alcuni, molto meglio invece limitarsi a usare la cenere nel suo normale stato, e cioè in polvere. Conservare la parte più sottile e impalpabile della cenere dopo averla setacciata, infatti, vi permetterà di avere a disposizione una polish naturale, incredibilmente efficace nel lucidare pentole e altri utensili in acciaio inox, in modo da farli brillare come se fossero nuovi, ed è ottima anche come lucidante per l’argenteria e per i metalli in generale.

Per usarla in questo modo basterà mischiare un po’ di cenere con qualche goccia di olio d’oliva, o paraffina, e poi strofinarla energicamente usando una spugnetta.

Preparata nello stesso modo, ma usata direttamente su una spugnetta e senza mischiarla con l’olio invece, la cenere è ottima anche come polvere abrasiva. Usandola in questa maniera potrà esservi utile in tantissimi modi: per rimuovere i residui di collanti e etichette dalle bottiglie, per esempio, oppure per eliminare i depositi di calcare che si accumulano sulle mattonelle dei bagni, sulle rubinetterie e sui lavelli inox delle cucine.

 

La cenere come fertilizzante naturale

La cenere è molto apprezzata anche per uso agricolo e per il giardinaggio, come sapranno in molti. Se sparsa intorno alle aiuole o alle coltivazioni di ortaggi a foglia larga, per esempio, aiuta a tenere lontane le lumache e altri insetti potenzialmente dannosi per i fiori e le foglie, per esempio, ma la sua applicazione primaria rimane quella di fertilizzante naturale. Per usarla al meglio tuttavia, è importante sapere quali sono gli effetti della cenere in base al tipo di legna da cui è originata, e la quantità corretta da impiegare.

La cenere migliore, a scopo fertilizzante, è quella derivata da scarti di potatura di alberi e siepi, dai residui delle stufe a pellet e dei camini a legna, in quanto derivata da alberi come il faggio, l’abete, il pino, il pioppo, l’acacia, il castagno, la quercia e, più raramente, anche l’ulivo e l’alloro. La cenere derivata da questa legna, infatti, è ricca di calcio, potassio, fosforo e magnesio, tutte sostanze nutritive fondamentali per la maggior parte delle piante.

Il fosforo per esempio, è molto utile alla fioritura, mentre il potassio aiuta la maturazione dei frutti, il calcio invece attua un’azione basica sul terreno, che ne fa aumentare l’alcalinità, per questa ragione è importante conoscere il pH del terreno da trattare, prima di cospargerlo di cenere, in modo da stabilire la quantità corretta a regolare il pH in base al tipo di piante che si intende coltivare.

È assolutamente sconsigliato usare cenere prodotta dalla combustione di legni trattati con sostanze impregnanti, vernici, e altri prodotti usati nella lavorazione del legno, ovviamente, dal momento che parte di queste sostanze chimiche non vengono disperse con i fumi ma finiscono nella cenere come scorie contaminanti.

 

 

Ulteriori usi della cenere

Ulteriori modi di impiegare la cenere, anche se meno noti forse, sono quello di spargerla sulla neve per favorirne lo scioglimento, come si fa col sale, in modo da liberare viali e rampe d’accesso per garage e abitazioni, ed è usata persino per alcune preparazioni culinarie. La melassa d’uva nera per esempio, che è usata in cucina come dolcificante naturale, può essere preparata in casa utilizzando proprio la cenere.

Per ottenere 1,5 litri circa di melassa d’uva, occorrono 10 chilogrammi di uva nera, da lavare in maniera accurata e poi sottoporre a pressatura, aggiungendo due cucchiai colmi di cenere in modo da farla amalgamare uniformemente. Dopo aver pressato l’uva, il succo andrà filtrato, versato in una pentola anti-aderente e lasciato bollire almeno un’ora, fino a quando non assume una consistenza densa come il miele.

La cenere usata nella preparazione, successivamente eliminata in fase di filtraggio, rilasciare il calcio, il potassio, il fosforo e il magnesio i quali, insieme al ferro contenuto nell’uva, arricchiscono la melassa di minerali che aiutano a rinforzare l’organismo, a differenza dello zucchero bianco che invece demineralizza il corpo.

 

 

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