Quanta potenza deve avere il contatore di un’abitazione moderna?

Ultimo aggiornamento: 19.04.24

 

Contatore elettrico: com’è fatto, come funziona, come va gestito e quanta potenza deve erogare in modo da garantire il fabbisogno richiesto

 

In questa piccola guida cercheremo di capire quanta potenza elettrica occorre a un’abitazione moderna per servire in modo adeguato gli elettrodomestici e garantire il giusto livello di comfort alle persone che la abitano. L’evoluzione tecnologica ci sta portando sempre più verso una realtà dove la maggior parte dei dispositivi, incluse le automobili, sono alimentati da energia elettrica. La scelta è condizionata una serie di fattori diversi, il più importante dei quali è l’inquinamento generato dai combustibili tradizionali.

Anche gli impianti che adesso sono ancora in uso, come le caldaie a gas, gli scaldabagni elettrici e le stufe a pellet per esempio, per le ragioni che abbiamo citato sopra, in un futuro molto prossimo dovranno cedere del tutto il passo a climatizzatori, condizionatori e impianti solari termici e fotovoltaici.

Oltre a ciò, inoltre, bisogna considerare l’impatto tecnologico nelle nostre vite, sempre più occupate da tutta una serie di dispositivi di cui ormai non possiamo fare più a meno, anche per ragioni di lavoro. Di conseguenza sempre più famiglie, ormai, fanno uso di computer, dispositivi mobili e altri gadget elettronici, come se non bastasse poi l’uso dei piccoli elettrodomestici si è ulteriormente allargato grazie alle continue scoperte e innovazioni, ragion per cui il fabbisogno medio di energia elettrica delle famiglie è notevolmente aumentato.

 

Gestione dell’elettricità

Ma quand’è che si rende necessario aumentare o diminuire la potenza erogata dal contatore elettrico? E soprattutto, come si fa a capire quanta energia stiamo utilizzando in un determinato momento? Semplice, basta esaminare con attenzione il contatore ed effettuare la lettura dei dati.

Parliamo ovviamente del contatore elettronico che ha sostituito i vecchi modelli meccanici, sempre più rari da trovare ormai, e che ha rivoluzionato il rapporto tra l’utente e il fornitore grazie al sistema di telegestione, il quale permette di controllare a distanza tutti i parametri relativi alla fornitura, in maniera semplice, veloce e trasparente.

 

 

Sul lato destro del display dei contatori elettronici è situato un pulsante bianco, premendolo più volte è possibile visualizzare tutte le informazioni utili relative alla fornitura e ai consumi. Le informazioni vengono presentate a ogni pressione del pulsante, visualizzate secondo il seguente ordine:

 

– Un numero di 9 cifre che rappresenta il codice identificativo dell’utenza

– La fascia oraria entro la quale ci si sta rifornendo al momento della lettura

– La potenza istantanea assorbita in kW

– La lettura dei consumi nelle tre fasce orarie e quella della potenza massima registrate dal contatore. Queste ultime sono mostrate due volte, una indica il periodo di fatturazione corrente e l’altra è relativa al periodo di fatturazione precedente

– Data e ora

 

Dopo aver visualizzato tutte le informazioni nell’ordine descritto, continuando a premere il pulsante si riprende a scorrerle a partire dal numero identificativo.

 

Sul medio/lungo periodo

Per capire se è il caso o meno di variare la potenza erogata dal proprio contatore, quindi, bisogna innanzitutto cominciare con l’eseguire delle letture periodiche per capire qual è, in media, la potenza istantanea complessiva assorbita dall’abitazione. Per avere un quadro il più preciso possibile della situazione, fatte le debite eccezioni, bisogna escludere dal calcolo l’illuminazione in quanto ha un impatto molto limitato grazie alle nuove lampadine LED, il monitoraggio deve interessare soprattutto gli elettrodomestici che volete tenere accesi in contemporanea, in modo da capire se i tradizionali 3 kW della tariffa domestica possano bastare o no.

Se l’erogazione di elettricità è insufficiente di solito lo si nota subito, dato che il salvavita tende a saltare e disattivare il contatore più spesso, interrompendo l’erogazione di corrente elettrica. In questo caso non avrete neanche bisogno di effettuare le letture, perché se questo tipo di problematica è persistente, allora è un chiaro indice che dovete passare a una potenza superiore.

 

Ma quanto costa passare a una potenza superiore e quanto incide sulle bollette?

Innanzitutto c’è da dire che il passaggio di potenza avviene a scaglioni e che i contatori sono suddivisi a seconda della fascia di erogazione: 1,5 kW, 3 kW, 4,5 kW e così via. Tanto per fare un esempio pratico, quindi, se avete un’abitazione che fino a oggi è stata servita da un contatore da 3 kW e avete intenzione di aumentare la potenza, lo scaglione successivo prevede una fornitura da 4,5 kW.

A partire dal 2017, però, è stato reso possibile optare per i valori intermedi, procedendo per intervalli di 0,5 kW. In questo modo è possibile aumentare la fornitura solo di quanto basta a coprire le proprie esigenze, e se 4,5 kW sono troppi ci si può tranquillamente limitare a 4 o a 3,5 kW.

 

 

Il costo richiesto dall’operazione, fino al mese scorso, per i clienti del mercato a maggior tutela comprendeva un contributo fisso amministrativo di circa 27 euro, richiesto dal distributore, una quota potenza pari a 76,53 euro/kW relativa alla potenza aggiuntiva richiesta e un ulteriore contributo fisso di 23 euro. Per gli utenti del mercato libero, invece, i costi per il passaggio a una potenza superiore dipendevano dalle singole condizioni contrattuali, variabili a seconda del fornitore, ma erano comunque previste la quota potenza e il contributo fisso di 27 euro.

A partire da aprile del 2024, però, il contributo fisso di 27 euro è stato abolito, in più si può usufruire di uno sconto del 20% sul contributo previsto per ogni kW di potenza aggiuntiva richiesta, quindi l’importo di 76,53 euro è sceso a circa 60 euro per l’aumento di 1 kW, a 30 euro per 0,5 kW e così via.

Le spese da sostenere in caso si voglia diminuire la potenza, invece, sono le stesse indicate per l’aumento, fatta eccezione per la quota di potenza aggiuntiva però che, per ovvie ragioni, non viene richiesta.

Per quanto concerne le variazioni da aspettarsi nelle bollette, invece, partendo da una potenza di 3 kW bisogna calcolare un aumento di circa il 4% se si passa a 4 kW e di circa l’8% se si passa a 6 kW, mantenendo un consumo medio di 2,7 kWh. Risulta più conveniente, invece, se il consumo medio sale a 3,5 kWh, visto che l’aumento sarà soltanto del 3% per l’utenza da 4 kW e del 6% per quella da 6 kW.

 

 

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2 COMMENTI

Alessandra Arrighi

December 4, 2020 at 8:53 am

Per un’ attività di Bed and Breakfast senza partita iva, che cioè non può scaricare dalle tasse i costi dei consumi e che prevede l’ abitazione in loco è possibile applicare una variazione di potenza per per esmpio l’ inverno in cui nella casa vive solo la famiglia e l’ estate in cui invece ci sono vari ospiti ed uso quasi continuo dei condizionatori, figo, asciugacapelli e tanto altro?

Risposta
Ricardo

December 5, 2020 at 4:34 pm

Salve Alessandra,

l’argomento è molto delicato e va preso con le pinze, perché la locuzione “attività di Bed and Breakfast senza partita IVA” è legalmente e fiscalmente inammissibile. Di conseguenza anche l’applicazione della variazione di potenza sul contatore è impossibile da attuare; per avere un’agevolazione del genere da parte della società elettrica, infatti, dovresti motivare la richiesta spiegando la situazione, dimostrando che hai un’attività di Bed and Breakfast (quindi produrre tutta la documentazione del caso, inclusa la partita IVA). In quel caso, però, la tua utenza elettrica dovrebbe necessariamente passare da domestica a commerciale, e poi in seguito potresti sfruttare eventuali agevolazioni sulle tariffe, nel caso siano previste.

Saluti

Team USP

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