La stufa a pellet senza canna fumaria

Ultimo aggiornamento: 26.04.24

 

La normativa UNI EN13501-1 stabilisce norme severe per quanto riguarda l’installazione dei sistemi di scarico dei fumi prodotti dalla combustione dei generatori di calore usati per il riscaldamento domestico. Dal momento che la legge relativa al controllo, alla verifica, all’installazione e alla manutenzione di detti impianti ha subito una modifica restrittiva nel 2012, estendendo l’obbligo dello scarico a tetto dei fumi anche alle singole unità abitative, si sente parlare sempre più spesso ormai di un particolare tipo di stufa a pellet la cui caratteristica principale sarebbe quella di non richiedere la canna fumaria.

Grazie a questa particolare caratteristica, quindi, sarebbe possibile installare la stufa in qualsiasi angolo della stanza senza essere vincolati dalle attuali norme vigenti.

In realtà tutto ciò è fuorviante e per due motivi ben precisi, il primo dei quali è dovuto alla natura stessa dell’impianto. La stufa a pellet, infatti, brucia combustibile come tutti gli altri impianti di riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria, e di conseguenza produce fumi di combustione che devono essere necessariamente evacuati attraverso un impianto di scarico.

 

Che cosa si intende esattamente

Anche se la definizione di stufa a pellet senza canna fumaria è chiaramente erronea e anche paradossale, quindi, al punto da trarre facilmente in inganno i meno esperti, in realtà è usata per indicare, nello specifico, quei modelli che dispongono di un sistema di tiraggio forzato dei fumi di combustione, il cui tubo di scarico ha un diametro variabile dagli 80 ai 100 millimetri, in modo da adattarsi al diametro della ventola utilizzata dal sistema di aspirazione, e quindi risulta decisamente inferiore rispetto al diametro standard posseduto dalle normali canne fumarie.

Il tubo di scarico di queste stufe, inoltre, è collocato lateralmente in modo da predisporlo per l’attacco a parete invece che a tetto, il che effettivamente ne rende l’installazione meno problematica dal punto di vista del posizionamento, dato che non bisogna metterla per forza nel punto si trova il raccordo per la canna fumaria.

 

 

Dove utilizzarla

Le stufe a pellet con scarico dei fumi a parete si potevano tranquillamente installare nelle singole unità abitative e anche nei condomini, a patto di ottenere le dovute autorizzazioni dai comproprietari. Nell’anno 2012, però, è stata introdotta una modifica alla legge che regola gli standard per l’installazione, e l’obbligo dello scarico a tetto dei fumi di combustione è stato esteso a tutte le stufe a pellet, inclusi i modelli dotati di sistema di tiraggio forzato, sia nelle abitazioni che si trovano in edifici condominiali sia nelle singole unità abitative.

I pochi contesti dove è ancora possibile installare una stufa a pellet con scarico a parete quindi, con tutta probabilità rimangono le case di campagna, situate in zone a bassa densità demografica e urbanistica, e gli immobili soggetti a particolari condizioni. In ogni caso, se l’intenzione è quella di installare una stufa a pellet con scarico a parete, è bene informarsi attentamente in modo da capire che tipo di autorizzazioni bisogna richiedere, e cosa fare per ottenerle.

 

Chi le produce

La maggior parte delle aziende produttrici di stufe a pellet, a partire dal 2012, hanno interrotto la produzione dei modelli “senza canna fumaria”, alcune però continuano a produrre un numero limitato di esemplari ogni anno, proprio per venire incontro alle esigenze di coloro che abitano in zone remote e quindi hanno maggiori possibilità di ottenere deroghe speciali alla normativa.

Tra queste ditte spiccano soprattutto le italiane Zibro Qlima ed Eva Stampaggi, che hanno una linea di produzione di stufe a pellet di piccole dimensioni, fino a una potenza massima di 7,4 kW tanto per intenderci, che dispongono di un sistema di sicurezza basato su dispositivi anti-surriscaldamento e sensori per il controllo della fuoriuscita dei fumi. Date le dimensioni ridotte della camera di combustione rispetto ai modelli di maggiore potenza, inoltre, quest’ultima è collegata a un sistema di tiraggio forzato che aspira direttamente i fumi dalla camera tramite un ventilatore elettrico, e li convoglia all’esterno lateralmente, attraverso il raccordo collegato allo scarico a parete.

 

La potenza

Come accennato in precedenza, le stufe che integrano sensori di sicurezza e sistemi di ventilazione forzata che non richiedono necessariamente l’attacco a una canna fumaria, sono modelli dalle dimensioni ridotte creati apposta per chi ha problemi di spazio e per coloro che vivono in case prive di sistema per il tiraggio naturale dei fumi di combustione.

La loro potenza, per quanto bassa, può variare dai 4,8 agli 8,5 kW a seconda del modello, e quindi essere efficiente nel riscaldare superfici a partire dai 40 fino ai 200 metri quadrati, sono sicure grazie al sistema di tiraggio forzato e possono essere facilmente regolate grazie al termostato integrato, che è anche programmabile, ma sono privi del serbatoio interno per il pellet e del relativo sistema di trascinamento fino alla camera di combustione.

Richiedono quindi un maggiore impegno nella gestione, dal momento bisognerà ricordarsi di riempire manualmente la camera ogni volta che ce n’è bisogno.

Un ulteriore vantaggio di questo tipo di stufa a pellet, se siete in possesso dell’autorizzazione necessaria a poterla installare, è rappresentata proprio dai costi richiesti dall’operazione, notevolmente ridotti rispetto all’installazione di un modello con scarico dei fumi a tetto, da collegare quindi a una canna fumaria.

Per riassumere, quindi, la stufa a pellet senza canna fumaria non esiste, si tratta soltanto del modo di riferirsi a una sua particolare variante, di larga diffusione nelle singole unità abitative e anche nei condomini fino all’anno 2012, ma che attualmente la normativa vieta assolutamente di installare, fatta eccezione soltanto a determinate condizioni.

 

 

Se sussistono le giuste condizioni e avete ottenuto le autorizzazioni del caso, allora potrete scegliere e acquistare una stufa a pellet con scarico a parete, dalla potenza adeguata a soddisfare le vostre esigenze specifiche.

 

Parliamo di prezzi

Il suo costo di mercato non è tanto dissimile dalle stufe tradizionali, dato che può variare dai 700 ai 2.500 euro circa, a seconda del modello scelto e della potenza in kW, e richiede in ogni caso l’allacciamento alla rete elettrica, per alimentare la resistenza del bruciatore. L’installazione è più facile da eseguire e anche più economica, ma le operazioni di manutenzione e pulizia periodica sono analoghe a quelle delle stufe a pellet prive di sistema di tiraggio forzato.

 

 

Le stufe a pellet sono sempre più richieste e apprezzate dal momento che permettono un notevole risparmio sulle spese per il riscaldamento e la produzione di acqua sanitaria. Ciò è possibile soprattutto grazie ai ridotti costi di gestione, dal momento che la manutenzione della stufa è minima e il prezzo del pellet è decisamente vantaggioso rispetto a quello dell’energia elettrica e degli altri combustibili fossili; fatta eccezione per il gas ovviamente, che però ha problematiche di altro tipo.

 

Il cronotermostato

L’ulteriore vantaggio della stufa a pellet è quella di poter disporre di un cronotermostato integrato, e anche i modelli più datati che ne sono privi possono essere facilmente adattati montando una semplice scheda elettronica. Il cronotermostato permette di programmare gli orari di accensione e spegnimento in modo che avvengano in maniera del tutto autonoma, oppure di controllarli da remoto tramite l’app da scaricare sui dispositivi mobili.

Questa caratteristica fa della stufa a pellet una delle alternative più comode e a buon mercato, tra tutte le soluzioni disponibili per il riscaldamento domestico e la produzione di acqua calda sanitaria. È perfetta da integrare anche in un contesto di ultima generazione, come i nuovi edifici costruiti secondo i canoni della domotica e attrezzati per automatizzare il più possibile, e di conseguenza facilitare, il controllo intelligente degli elettrodomestici e degli impianti al fine di azzerare gli sprechi, ridurre i consumi di energia e i livelli di inquinamento.

 

 

Cosa prevede la normativa

La legge italiana, però, è molto rigida in materia di sicurezza e impatto ambientale, e dal momento che la stufa a pellet, anche se in quantità ridotte, genera comunque emissioni inquinanti, la sua installazione nell’appartamento di un edificio condominiale o in una singola unità abitativa, è soggetta all’adempimento di tutta una serie di requisiti, prescritti dalle normative vigenti. Nei contesti condominiali soprattutto, quindi, potrebbe non essere così semplice installare una stufa a pellet.

Se la vostra casa fa parte di un condominio e avete deciso di dotarvi di una stufa a pellet, la prima cosa da fare per avere un quadro completo della situazione a cui si va incontro è studiare con attenzione la norma UNI 10683 del 2005, e la relativa integrazione del 2012, che regola l’installazione, la verifica, il controllo e la manutenzione dei generatori di calore alimentati a legna o altri biocombustibili solidi, nonché la UNI EN 13501-1, che stabilisce i parametri per lo scarico dei fumi di tali generatori. In questo modo potrete farvi un’idea degli adempimenti richiesti e capire se effettivamente è possibile installare o meno la stufa a pellet nella vostra abitazione prima di procedere all’acquisto.

Per quanto riguarda il corpo della stufa gli standard richiesti per l’installazione, per sommi capi, sono il posizionamento in una porzione ampia di locale, in modo da mantenere la distanza prescritta sia dalle pareti sia dal mobilio. Non è permesso, inoltre, collocare materiali infiammabili nei pressi della stufa. In questa categoria rientrano anche tendaggi, suppellettili, oggetti d’uso comune, soprammobili o dispositivi vari, realizzati con fibre o materiali che, se esposti al calore intenso per periodi prolungati, rischiano di deteriorarsi e prendere fuoco. È necessario quindi che un tecnico specializzato proceda alla valutazione dello stato della stanza dove si ha intenzione di collocare la stufa a pellet, e la funzionalità delle prese d’aria a cui andranno collegati i tubi di raccordo.

Le cose si complicano ulteriormente, invece, per quanto concerne lo scarico dei fumi di combustione. La normativa UNI EN 13501-1 è molto restrittiva infatti, innanzitutto stabilisce che il generatore di calore deve obbligatoriamente scaricare a tetto, sia negli edifici condominiali sia nelle singole unità abitative a partire dal 2012, anno dell’integrazione della modifica.

 

Le differenze in base alla tipologia di abitazione

Per coloro che abitano nei condomini, quindi, bisogna innanzitutto verificare se la predisposizione al collegamento a una canna fumaria è già esistente. Se l’edificio condominiale è di recente costruzione le canne fumarie dovrebbero essere già integrate nella struttura, e le relative prese di collegamento collocate in ogni singolo appartamento. Se l’immobile è di vecchia data però, quasi sicuramente è dotato soltanto della canna fumaria singola, mutuata dal precedente impianto di riscaldamento centralizzato, il proprietario dell’appartamento dovrà quindi provvedere all’installazione di una canna fumaria singola, con scarico posizionato sul tetto e tubo a percorso verticale, a sue spese ovviamente.

 

 

La norma UNI EN 13501-1, infatti, proibisce espressamente di allacciare le stufe a pellet a una canna fumaria collettiva ramificata, nella quale convergono quelle dei generatori di calore di ogni singolo appartamento, e lo consente soltanto nel caso di sistemi intubati multipli, per apparecchi di tipo B e per le stufe a gas che sono dotate di dispositivo di sicurezza per l’interruzione del flusso in caso di difetti o avarie, verificato e certificato a norma di legge.

La stessa norma, inoltre, stabilisce anche i parametri relativi ai materiali di fabbricazione dei tubi di collegamento e delle componenti della stufa a pellet, che devono essere di classe A1 per quanto riguarda la non infiammabilità, la capacità isolante e altre caratteristiche specifiche.

È anche indicato che la camera di combustione deve essere realizzata in lega di acciaio AISI 316, quindi è bene assicurarsi che la scheda tecnica della stufa a pellet riporti tutte le specifiche di costruzione per verificare se è compatibile per l’installazione, e che il canale da fumo deve essere sempre coibentato e posizionato in modo da essere facilmente ispezionabile e permettere il recupero della fuliggine durante la pulizia periodica.

In alcuni casi eccezionali, potrebbe essere ancora possibile installare una stufa a pellet con scarico dei fumi a parete invece che a tetto, grazie a quelle che vengono comunemente definite stufe a pellet senza canna fumaria, anche se la definizione è chiaramente errata e paradossale.

In realtà, infatti, la canna fumaria semplicemente non è necessaria dal momento che la stufa integrati sensori per il controllo della temperatura e dell’ambiente circostante, ai fini della sicurezza, e un sistema di ventilazione che attua il tiraggio forzato dei fumi e li convoglia direttamente all’esterno tramite lo scarico a parete.

Per un’installazione di questo tipo, però, bisogna ottenere le dovute autorizzazioni del caso dopo aver presentato la valutazione tecnica richiesta, prodotta da un esperto del settore.

Vuoi saperne di più? Scrivici!

4 COMMENTI

Mauro

December 10, 2020 at 2:28 pm

Ciao è possibile usarla in un bar ?
grazie

Risposta
Ricardo

December 15, 2020 at 5:49 pm

Salve Mauro,

le stufe a pellet (con o senza canna fumaria) possono essere usate nei bar e nei ristoranti, ma devi prima informarti presso il tuo Comune di residenza perché le normative in merito (e le relative restrizioni) cambiano da Regione a Regione. In ogni caso alcuni produttori di caldaie e stufe a pellet, come la ditta InstallFlame, che offrono delle soluzioni specifiche per il riscaldamento nei bar e ristoranti.

Saluti

Team USP

Risposta
Ryan Robert GORDIANI

October 14, 2020 at 9:54 pm

Buonasera! Vorrei capire se i tubi di scarico di un impianto cdi stufa a pellet, senza camera fumaria, possono riscaldare l’ambiente se vengono fatti passare in una stanza.

Risposta
Ricardo

October 17, 2020 at 5:32 pm

Salve Ryan,

ipoteticamente parlando potrebbero, ma nella realtà dei fatti non è una cosa attuabile. Gli impianti senza canna fumaria, infatti, sono tali in quanto scaricano direttamente all’esterno mediante un foro a parete; se invece si collega l’impianto, di qualsiasi tipo sia, a un tubo di scarico per i fumi di combustione, significa automaticamente creare una canna fumaria (anche se interna all’abitazione). La normativa che regola l’installazione interna delle canne fumarie è estremamente rigida e vieta tassativamente i raccordi a gomito e il posizionamento orizzontale, quindi nel realizzare l’idea che hai in mente finiresti col creare un impianto di riscaldamento non a norma e saresti passibile di pesanti sanzioni pecuniarie, oltre all’obbligo di smantellamento.

Saluti

Team BeE

Risposta