I consigli per posare un controsoffitto in cartongesso su una struttura

Ultimo aggiornamento: 23.04.24

 

Vediamo insieme quali sono le diverse tipologie di controsoffitti e in quali circostanze vengono usate per realizzare una struttura resistente e funzionale.

 

Il controsoffitto è un’opera edile costituita da una superficie piana posizionata al di sotto del soffitto del fabbricato in cui viene realizzata. Le sue finalità possono essere diverse ovviamente, alcuni controsoffitti sono realizzati per puro scopo estetico per esempio, oppure perché sussiste la necessità di diminuire l’altezza del soffitto. 

Molto più spesso, però, la controsoffittatura è fatta per avere uno scopo funzionale, come nel caso della posa in opera di pannelli termoisolanti o fonoassorbenti per esempio, oppure del controsoffitto con faretti o con plafoniera, realizzato per offrire un’adeguata illuminazione nei locali adibiti a negozi o ad attività commerciali di altro tipo. Alcuni controsoffitti, inoltre, possono essere realizzati in modo da essere smontabili, mentre altri invece sono permanenti.

 

Controsoffitto cartongesso struttura

I sistemi di controsoffittatura più diffusi sono sostanzialmente di tre tipi, e sono diversificati in base al metodo di installazione; ognuno di essi è caratterizzato da una struttura peculiare in grado di offrire determinati vantaggi, oppure di assolvere a funzioni specifiche, andiamo quindi a esaminare in maniera più dettagliata i vari tipi di controsoffitti moderni.

Il controsoffitto in aderenza

Si definisce in aderenza un controsoffitto in cartongesso che viene installato a una minima distanza dal solaio. In questo caso l’intelaiatura metallica, o di legno, viene montata direttamente sul solaio insieme a degli appositi ganci di connessione a scatto, ai quali andranno poi fissati i pannelli in cartongesso.

Questo tipo di controsoffittatura viene adottato soprattutto quando bisogna migliorare l’isolamento termico e acustico, perché è finalizzato esclusivamente a creare una sottile intercapedine all’interno della quale vengono posati i materiali isolanti, come per esempio i materassini in lana di roccia.

 

I controsoffitti a sospensione

Questo sistema viene adoperato quando i solai sono particolarmente alti, oppure quando bisogna coprire degli elementi impiantistici, come le tubazioni dei sistemi di ventilazione, quelle dell’acqua o le canalizzazioni dell’impianto elettrico. Lo spazio che si crea nell’intercapedine, inoltre, è abbastanza ampio da consentire anche l’installazione di materiale per l’isolamento termico e acustico.

La struttura portante per realizzare un controsoffitto del genere, in legno o metallo che sia, viene collegata al solaio mediante degli elementi di sospensione; questi sono solitamente costituiti da sottili cavi metallici fissati a dei tasselli a espansione dotati di ganci e inseriti direttamente nel solaio. I cavi metallici, a loro volta, vengono fissati all’orditura del telaio sul quale andranno poi montati i pannelli in cartongesso.

Il controsoffitto autoportante

Questa tipologia di controsoffitti si distingue dalle altre in quanto non viene collegata in alcun modo al solaio, ma soltanto alle pareti. Nel controsoffitto autoportante, infatti, le guide perimetrali hanno una larghezza maggiore, almeno 100 millimetri, perché devono fungere da binario di sostegno per i montanti; questi ultimi vengono adoperati al posto della classica orditura metallica dei controsoffitti a sospensione e sono realizzati con profilati a C accostati in modo da formare una H.

Se i montanti non raggiungono la larghezza della guida perimetrale, si può compensare tagliando delle strisce di adeguata misura da un pannello in cartongesso, avvitandole sulle ali superiori e inferiori dei montanti.

Di solito i controsoffitti autoportanti vengono installati solo in caso di particolari esigenze, visto che la posa in opera è più costosa rispetto ai controsoffitti sospesi e a quelli in aderenza.

 

Il controsoffitto modulare

Quella modulare non è propriamente una tipologia di controsoffitto ma è più una modalità di installazione che viene utilizzata quasi esclusivamente per i controsoffitti sospesi. In questo caso l’ordito metallico dell’intelaiatura è costituito da una serie di profilati a T che formano un reticolato di quadrati nei quali vengono posati pannelli in gesso di forma analoga.

Nel controsoffitto modulare, infatti, i pannelli non sono fissi e possono essere facilmente rimossi in modo da consentire l’accesso all’intercapedine; questo sistema è adottato quando c’è la necessità di dover ispezionare periodicamente gli elementi dell’impiantistica presenti all’interno dell’intercapedine.

 

La realizzazione del controsoffitto

Indipendentemente dalla tipologia di controsoffitto, quindi, è impossibile prescindere dalla realizzazione e messa in opera di una struttura di sostegno da collegare all’intradosso del solaio e modulare a seconda delle dimensioni dell’ambiente.

In passato la struttura portante veniva realizzata in legno o in metallo, ma al giorno d’oggi si adopera quasi esclusivamente il metallo, sia per le guide perimetrali che fanno da cornice sia per l’ordito e per i tiranti di sospensione.

La parte che richiede maggiore attenzione è la marcatura delle linee guida per la posa in opera della cornice perimetrale; queste ultime, infatti, dovranno essere perfettamente parallele al suolo ed essere situate alla stessa altezza lungo tutto il loro percorso; per marcarle si può usare lo spago da pittore intriso di polvere colorata, ma il metodo più sicuro e preciso rimane la livella laser. Sono inoltre richieste una serie di attrezzature e di elettroutensili, come il trapano tassellatore per esempio, al fine di garantire che il lavoro sia eseguito a regola d’arte.

Una volta realizzata la struttura metallica portante, bisogna collocare nell’intercapedine le canalizzazioni degli impianti, se non sono già presenti, ed eventualmente i materiali per l’isolamento termico e l’insonorizzazione; a questo punto, quindi, si può procedere con il montaggio dei pannelli in cartongesso, che vanno fissati alla struttura metallica con delle viti autofilettanti per ferro.

Le viti vanno messe a una distanza di circa 50-60 centimetri l’una dall’altra, in modo da garantire la massima solidità strutturale; non appena i pannelli sono ben fissati alla struttura portante si può passare alla fase di stuccatura e poi alla verniciatura.

Pur essendo possibile realizzare il lavoro in modalità fai da te, alcuni passaggi richiedono particolare attenzione e, come accennato in precedenza, l’uso di strumenti e attrezzature specifiche; di conseguenza senza la giusta esperienza e gli utensili adatti è meglio non improvvisare e lasciare invece che sia una ditta specializzata a fare il lavoro, in modo che sia eseguito a regola d’arte.

 

 

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